23 novembre 2006
L’epistolario di Sostakovic in prima traduzione italiana: un’antologia a cura della violoncellista e studiosa Elizabeth Wilson che, attraverso le lettere, ci restituisce un interessante ritratto biografico di uno dei compositori piu’ discussi e amati del Novecento.
di Ennio Speranza
Dmitrij Sostakovic
Trascrivere la vita intera. Lettere 1923-1975, a cura di Elisabeth Wilson. Il Saggiatore 2006, pp. 509, euro 25,00
Il caso di Dmitrij Sostakovic è probabilmente unico: non esiste una musica tanto sviscerata in relazione alla biografia e alle vicende politiche quanto la sua. Per converso, si potrebbe dire che il mistero biografico che Sostakovic si porta dietro è legato in grande parte alla vicende politiche del suo paese. Lo stato sociale del compositore russo ha spesso sollecitato una domanda probabilmente un po’ sciocca ma ripetuta sino allo sfinimento, ossia: in altre condizioni, più democratiche, e senza il fiato dello stalinismo sul collo, Sostakovic avrebbe scritto quello che ha scritto? Dimenticando che in altre condizioni non ci sarebbe stato uno Sostakovic e che la straordinaria tensione della sua musica si deve in gran parte alle sue vicende biografiche e all’ambiguo, pesante rapporto che egli ebbe con il potere politico. Al di là di ciò, riteniamo però che la musica di Sostakovic vada oggi analizzata per quello che appare alle nostre orecchie, avendo sì a mente i presupposti in cui maturò, ma dimenticandoli nell’atto dell’appercezione. Musica straordinaria, indipendentemente dalle difficoltà nelle quali nacque. La conoscenza della biografia può comunque aiutare a comprendere meglio l’uomo, le sue idiosincrasie, le sue predilezioni, il suo modo di concepire l’arte, per quanto tali caratteri possano essere stati annacquati dalla maschera pubblica indossata durante l’ufficialità. Elizabeth Wilson, violoncellista e studiosa, grande conoscitrice del mondo musicale russo ed ex allieva di Rostropovic, presenta una cospicua antologia delle lettere di Sostakovic costruendoci attorno una sorta di biografia. Viene fuori un ritratto a tutto tondo di un uomo timido ma determinato, superstizioso, capace di grandi slanci e di incredibili prove d’amicizia, versatissimo nell’ormai defunta arte epistolare, da una parte guardingo ma dall’altra ingenuo, ossessionato dall’idea della morte (in una lettera del 1926, quindi a vent’anni, se ne esce così con l’insegnante, compositore e musicologo Boleslav Javorskij: «Sabato 25 settembre mi avvicinerò alla morte di un altro anno»), attentissimo alla qualità delle esecuzioni della sua musica. Un libro in cui molte cose vanno lette tra le righe (Sostakovic sapeva che la corrispondenza era senza dubbio sottoposta a controlli), ma che per altre si rivela lampante, oltre che intrigante.
Ennio Speranza