01 dicembre 2010
Da giovedì 2 dicembre, quest’ultimo sarà esposto, per almeno un anno, nelle sale del Museo Stradivariano di Cremona. La possibilità di ammirare direttamente il lavoro dell’ultimo Maestro della grande tradizione cittadina è un evento pressoché unico: solo 47 strumenti sono giunti sino a noi, appartengono in buona parte a collezioni private e non sono visibili al pubblico. Eppure Carlo Bergonzi è un liutaio estremamente importante. Probabilmente allievo di Vincenzo Rugeri, può essere considerato l’“erede” di Antonio Stradivari: dopo una lunga collaborazione, nel 1745, rilevò la bottega, gli esemplari incompleti o invenduti, le forme, i modelli, gli attrezzi oggi visibili nelle Sale del Museo Stradivariano.
Anche i suoi strumenti furono apprezzati dai maggiori solisti dell’Otto e Novecento: Krysler, Thibaud, Mischa Piastro, ma soprattutto Paganini. Il violino in mostra, realizzato tra il 1738 e il 1742, appartenne, invece, a William Ackroyd, professore della Harrow School. Oggi è conservato nella collezione dell’Henry Ford Museum a Dearborn, Michigan ed è esposto a Cremona nell’ambito del progetto “friends of Stradivari”, il network mondiale promosso dalla Fondazione Stradivari tra quanti posseggono, utilizzano o custodiscono strumenti di scuola classica cremonese, ma anche tra coloro che li studiano, li amano e vogliono sostenere lo sforzo di promozione e sviluppo della liuteria sul versante culturale.
La presentazione del violino sarà celebrata – giovedì 2 dicembre , alle 18, nella Sala San Domenico del Museo Civico di Cremona – con uno straordinario concerto di Sergej Krylov, uno dei talenti più fulgidi del panorama musicale contemporaneo e testimonial del progetto “friends of Stradivari”, che porta sui palcoscenici di tutto il mondo insieme allo Stradivari “Scotland University” 1734 affidatogli da Eva Lam.
Il programma affianca pagine di Bach, Paganini ed Ysaÿe, quasi vessilliferi della scrittura virtuosistica in epoche differenti. Bach esalta nel rigore severo della polifonia e del contrappunto la vocazione lirica dello strumento espressa nell’afflato di enunciati opalini e luminosi. Paganini suggella il laboratorio sperimentale del violinismo ottocentesco con fulgide cascate di note e colpi d’arco saettanti che superano il carattere di mero catalogo di invenzioni strumentali. Ysaÿe, infine, spesso avvalendosi di un accattivante gioco di citazioni musicali ed una dialettica ardente di contrasti, anticipa modi ed atteggiamenti che si diffonderanno in Europa mezzo secolo più tardi.
Il concerto è promosso in collaborazione con Regione Lombardia. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.