04 marzo 2005
L’Italia ha dei grandissimi primati in fatto di musica, non solo per essere stata patria di moltri strumenti musicali, ma anche per la produzione del loro legno. Attualmente ci sono 4 note foreste che producono legname di risonanza: La Magnifica Comunità di Fiemme, i boschi di Paneveggio, del Tarvisio e di Latemar.
La produzione del legno di risonanza nella totalità della produzione del legno copre una fetta molto ristretta; il legno di risonanza è molto raro, è il prodotto di particolari condizioni pedo-climatiche circoscritte a pochissime zone e anche in queste particolari foreste non supera l’ 1% del fatturato totale. Le aziende sono comunque molto attente a questa nicchia di mercato in quanto la presenza di questi alberi è la garanzia del pregio globale dell’intera produzione e per questo motivo accolgono con piacere il maestri liutai che di persona vanno per i boschi a scegiersi gli alberi migliori e ne seguono l’abbattimento. Agni abete di risonanza deve essere tagliato durante il suo riposo vegetativo, ossia durante l’inverno, questo perchè in questo periodo la pianta ha trasformato gli zuccheri in amidi e ciò garantirà alle tavole una minore appetibilità da parte di afidi e muffe. questo fatto è di tale importanza che i maestri dopo aver scelto con cura le piante nel periodo estivo, quando è piu evidente il loro pregio, tornano in bosco nel periodo da Gennaio a Febbraio per abbatterle tra tormente di neve e gelo; e tra le altre cose vuole il caso che queste piante crescano prevalentemente sopra i 1300 metri di altezza 😉 Quasi tutti i liutai seguono inoltre precise regole sulle fasi lunari per decidere quando tagliare, questa tradizione, non scientificamente spiegata, risale alle usanze Assiro babilonesi e fenicie e tuttora è una delle regole più dibattute.
Tutte queste attenzioni sono dovute alle proprietà della “Picea Excelsa”,una varietà presumibilmente genetica dell’abete rosso, essa viene anche detta “Abete di risonanza”, “Abete fagierino”, “abete che canta”, “noseler” o impropriamente “Abete Maschio” (impropriamente perchè la picea è una pianta monoica). Non pensate che tutto cio sia una modificazione genetica della pianta, anzi magari lo è ma non è forse vero che alcuni di noi hanno i capelli ricci e altri lisci, alcuni biondi altri scuri o rossi?? Ma quali sono questi caratteri che la contraddistinguono da una normalissima picea? Come deve essere fatto un legno per suonare bene?? Beh per rispondere a queste domande è più corretto chiedersi cos’è nel legno stesso a propagare bene il suono. Il suono si propaga tramite fenomeni di compressione ondulatoria, tutto ciò che sentiamo non è altro che la variazione della pressione dell’aria che raggiunge il nostro timpano e questa compressione è, nel caso degli strumenti musicali, una vibrazione. Il nome picea deriva da “pics” che significa resina, infatti questa pianta presenta al suo interno dei microscopici canali resiniferi che percorrono tutta la sua lunghezza; anche il suo nome volgare “Abete rosso” deriva dal fatto che una volta in tavole questo legno diventa piuttosto bruno per il colore della resina. Tutti questi piccoli canali dove scorreva la resina una volta asciugati rimangono cavi e formano quasi delle piccole canne d’organo che trasmettono il suono in modo eccezionale; ecco il segreto del legno armonico! ed ecco perchè ad edempio l’abete bianco risulta pittosto muto.
Ma per arrivare ad una tavoletta con queste proprietà si deve passare per varie fasi: inizialmente dopo aver tagliato la pianta e aver aspettato che il rami raccolgano l’ultimo sorso di linfa del tronco, si seziona lo stesso in varie rotelle e si controlla che gli anelli di accrescimento siano il più possibile regolari, il midollo sia in posizione centrale rispetto la sezione e che siano presenti alcuni segni distintivi dell’ abete maschio, ovvero le introflessioni degli stessi anelli verso il midollo e le caratteristiche indentature sotto la corteccia. Riguardo alle indentature, che sono anche il motivo per cui la pianta assomiglia al faggio e da qui il nome fagierina, non e stato provato che abbiano una stretta correlazione con le proprietà sonore, ma dando robustezza al legno permettono di ricavare tavole di spessore minore e questo si che da più sonorità. Le rotelle vanno tagliate in modo radiale e va scartata la parte midollare centrale in quando sono spesso presenti nodi dovuti ai rami del periodo di gioventù della pianta; spesso si taglia via una buona parte del settore di rotella perchè non è rara la presenza di piccolissimi nodi che si mostrano solo dopo la levigatura e l’essicazione, per queste ragioni si devono tagliare piante di diametro sufficente ad ottenere prismetti di legno della larghezza anche di 30cm (servirà quinidi un diametro maggiore di 60cm).
Dopo un periodo di circa 6 mesi i prismetti risultano con una umidità di circa il 15%, il legno è pronto! era stato posto su listelli dello stesso abete in un luogo arieggiato con la minore parte possibile posta al sole e capovolto in modo che la direzione naturale dei canali linfatici favorisse la fuoriuscita dell’acqua. ora si può costruire una stupenda tavola armonica dal suono eccezionale. Tutto il resto è la straordinaria lavorazione che questi grandissimi maestri fanno, derivante da tradizioni millenarie e pur sempre in cerca di nuove tecnologie per migiorare. Alcune tavole armoniche non saranno mai più riproducibili a causa delle variazioni climatiche del pianeta, a causa delle pioggie acide e dell’aumento di polveri inquinanti nell’aria, addirittura si pensi che nell’ottocento si fabbricavano clavicembali utilizzando i piani armonici di clavicembali antichi il cui suono non si riusciva a riprodurre. Si dice addirittura che queste tavole venissero sgrassate facendole bollire dove veniva fatta bollire la birra per sfruttare le particolatità di alcuni acidi prodotti durante la fermentazione della stessa in modo da sgrassare il legno. Con tutto ciò forse ci fa meno sorridere un’altra frase trovata sempre su di un clavicembalo antico: “Indocta mano noli me tangere”.