Il Trio Fossi Borrani Dillon a Novara

03 aprile 2009

ASSOCIAZIONE MUSICALE INNOVARTE
Via delle Rosette 13, 28100 Novara Segreteria: +39 320 4445072 innovarte@email.it
III STAGIONE CONCERTISTICA 2009     LUNEDI’ 6 APRILE 2009 – ORE 21.00 Chiesa di San Giovanni Decollato, Novara

Ingresso gratuito

TRIO FOSSI – BORRANI – DILLON

Matteo Fossi, pianoforte
Lorenza Borrani, violino
Francesco Dillon, violoncello

Programma   JOHANNES BRAHMS   Trio in Si maggiore op.8   ROBERT SCHUMANN   Trio in Fa maggiore op.80 n.2

Lorenza Borrani

Nata a Firenze nel 1983, Lorenza Borrani ha debuttato giovanissima ed è attualmente spalla nell’Orchestra Mozart fondata da Claudio Abbado e nella Chamber Orchestra of Europe. Con Matteo Fossi suona in duo fin dagli esordi e ha dato vita a formazioni come il Trio di Milano e il Quartetto Klimt. Suona un violino Ferdinando Galliano (Napoli 1762) offerto dalla Fondazione Pro Canale di Milano.

Matteo Fossi
Nato a Firenze nel 1978, Matteo Fossi è attivo come solista e nel campo della musica da camera. Protagonista di trasmissioni televisive e radiofoniche della Rai, dirige l’associazione fiorentina “Nuovi Eventi Musicali” ed è direttore artistico del settore musica classica dell’Estate Fiesolana. Insegna musica da camera presso la Scuola di Musica di Fiesole.

Francesco Dillon
Francesco Dillon è nato a Torino nel 1973 ed è stato per tre anni prima parte dell’Orchestra Giovanile Italiana. Accanto all’attività solistica è impegnato in concerti in tutto il mondo con il Quartetto Prometeo e si dedica alla musica contemporanea con l’ensemble Alter-Ego. Col musicista portoghese David Maranha ha dato vita al progetto di improvvisazione “Bowline”

 

La Musica è finita?

28 luglio 2008

Ricevo sempre più spesso messaggi di protesta da parte di musicisti professionisti che non riescono più a fare il loro lavoro se non a condizioni a dir poco disagiate. Dopo la chiusura di alcune tra le più importanti orchestre italiane, stiamo assistendo anche alla scomparsa dei musicisti?
Qui di seguito pubblico la mail di “Marco” (nome fittizio onde evitare possibili ritorsioni), che ci racconta la sua esperienza in campo musicale/orchestrale. Come sempre ne discuteremo nel forum.

Scrivo per raccontare la situazione dei musicisti in Italia ai giorni d’oggi.
Sempre più spesso capita di trovarsi fra colleghi in orchestre varie, e di sentire le solite lamentele. Trattamenti economici scandalosi, trattamenti di vitto e alloggio (per tourneè, ecc.) ai limiti dell’umano.

Oggi come oggi, un orchestrale (di fila) guadagna 60 euro al giorno (quando è fortunato) e quasi sempre dopo 60 giorni dall’ultima recita (per non parlare dei colleghi in causa con avvocati per non aver ricevuto mai il proprio compenso). Le ore di prova in orchestra mediamente sono di 6 ore, quindi facendo un calcolo il guadagno è di 10 euro per ora; una donna delle pulizie ne guadagna circa 8.

La situazione in Italia sta andando sempre di più a gambe all’aria. Le orchestre stanno morendo, e quelle ancora in vita pagano poco e trattano i propri musicisti come animali. Sempre più spesso accade che all’orchestra in trasferta  non venga dato niente da mangiare, quindi dei 60 euro guadagnati 20 ne partono per mangiare prazo e cena. Quindi alla fine  il guadagno netto è inferiore ai 50 euro giornalieri.

Poco fa mi sono trovato in una situazione simile; ho cercato di spronare l’orchestra a protestare, facendo saltare la recita; ho trovato un branco di pecore che non ha avuto il coraggio di far niente. Eravamo in giro dalla mattina, l’organizzazione non aveva pensato a niente, e l’orchestra stava letteralmente a pezzi. Nonostante questo la recita c’è stata, per paura di conseguenze legali.
Ora mi chiedo: ma la musica è veramente diventato un hobby per ricchi? possibile che non ci si riesca a vivere?

E poi ancora: possibile che ci sono sempre più musicisti che si adattano a queste situazioni insensate? Tutti hanno bisogno di guadagnare, (me compreso) ma così non c’è più dignità per il musicista. Dopo aver studiato tutta una vita, non si riesce ad arrivare a guadagnare 1000 euro al mese, per colpa dei soliti ‘noti’ che nelle organizzazioni mangiano il guadagno dei poveri musicisti, costretti sempre di più a cambiare lavoro.
E anche per colpa dei musicisti che si adattano, non protestano per paura di perdere il contatto con l’orchestra.

Siamo ridotti male qui in Italia. La musica è solo un ricordo (ormai in orchestra si fa una prova, e si preparano programmi mostruosi) così risparmiano, tanto l’importante è fare solo le note.. tutto il resto non conta più.

Conservatorio, che problema!

15 luglio 2008

Ricevo e pubblico volentieri la mail di Fulvia che ho ricevuto ieri circa un problema di ammissione al Conservatorio. Spero che quanto riportato stimoli una discussione costruttiva per la quale il forum del portale è a disposizione:

Desidero un consiglio dopo l’orribile esperienza avuta da mia figlia al conservatorio Tomadini di Udine in occasione dell’esame di V anno inferiore di violino, che sosteneva da privatista. Premetto che ha iniziato privatamente lo studio del violino all’età di cinque anni  con il metodo  Suzuki  e ha sempre amato il suo strumento.

 Ha cambiato tre insegnanti e quella che l’ha portata all’esame, l’ha preparata scrupolosamente, dopo averla fatta SENTIRE ANCHE DA ALTRI MAESTRI. L’insegnante ha assistito all’esame che a suo parere era pienamente sufficiente.  Invece mia figlia e gli altri due candidati privatisti presentatisi nella sessione estiva dello scorso anno sono stati tutti bocciati e con il medesimo voto nelle tre materie: cinque. Mia figlia ( la sola dei tre privatisti) ha voluto riprovare nella sessione autunnale ed è stata nuovamente respinta, anche se nella sonata ha ricevuto la sufficienza. Le è stato detto che è inutile ormai perdere tempo alla sua età ( 20 anni). Nonostante questo mia figlia ha continuato a suonare sia in formazioni orchestrali amatoriali , che in duo con il suo ragazzo in occasione di feste e matrimoni. Chiedo se esiste in Italia un conservatorio che riservi un trattamento più umano ai privatisti, in modo da consentire a mia figlia di avere la soddisfazione di conseguire almeno il titolo di compimento del quinto anno inferiore di violino, dopo anni di studio e sacrifici.  Fulvia   Tamburlini

Fondamentalismo o Rigore?

02 luglio 2008

In liuteria si sa, la precisione è di rigore, ma se bastasse solo la precisione per costruire buoni violini sarebbero in molti ad aver superato la maestria dei liutai classici, ma così non è. Il rigore è tuttavia necessario per costruire strumenti in ossequio alla tradizione italiana, il che non vuole significare l’applicazione passiva dei principi che regolano la vita professionale del liutaio, ma è la semplice constatazione del fatto che qualunque alternativa si adotti nella costruzione di uno strumento che si discosti dai precetti della liuteria classica cremonese, è destinata a produrre strumenti insoddisfacenti.


Solo di recente abbiamo potuto constatare con un sufficiente spirito scientifico la natura profonda che regolava la costruzione degli strumenti antichi, questo ci ha permesso finalmente di giungere ad un livello di sonorità impensabile per chi negli anni passati fu costretto a produrre strumenti senza l’ausilio dell’osservazione diretta del lavoro degli antichi.

Ogni liutaio, tuttavia, ha l’ambizione di lasciare un pensiero originale ed ognuno sperimenta soluzioni e procedure che da una parte possano rendergli più agevole la costruzione degli strumenti, dall’altra vi è la soddisfazione di aver lasciato una traccia nel variegato mondo della costruzione degli strumenti. Questo può riguardare l’elaborazione di una nuova forma o di un diverso modo nell’assemblare le parti degli strumenti o ancora di qualsiasi altra tecnica acquisita in proprio che si discosti dalla tradizione antica.

In buona sostanza si verifica il paradosso che pur avendo oggi a disposizione ogni tipo documentazione sulla costruzione dei violini antichi, spesso si preferisce percorrere una strada personale al rischio di un insuccesso. Questo è al tempo stesso un bene e un male perchè se da una parte abbiamo assistito a qualche raro lampo di genio (vedi lapo casini e la sua vernice alla linossina), dall’altra abbiamo avuto innumerevoli “episodi creativi” dimenticati dalla liuteria e dalla storia.

Quindi nella formazione di un liutaio, come succedeva tipicamente per ogni allievo nella nostra tradizione artistica, è importante un percorso che gli faccia conoscere da subito le regole fondamentali della costruzione degli strumenti classici e che ogni ricerca deve essere basata su questa.

Il problema di molti liutai di oggi, forse della maggior parte, è che la costruzione degli strumenti occupa solo marginalmente la loro attività, il resto del tempo lo dedicano al commercio e al restauro. Ma se si parla con uno di questi liutai ci si sentirà spesso dire che “vorrei avere tempo per costruire più strumenti”. Paradossale: un liutaio professionista che non ha tempo per costruire nuovi strumenti!

Il problema non è di semplice soluzione, dedicarsi solo alla costruzione degli strumenti significa futuro incerto e tralasciare la possibilità, attraverso le riparazioni, il commercio e il restauro, di un guadagno sicuramente più facile.

Il sottoscritto, tanto per mettere in chiaro le cose, si dedica da sempre solo alla costruzione di strumenti nuovi, da ciò ne consegue una vita sicuramente meno agiata, ma dal punto di vista professionale ciò non ha eguali.

Naturalmente esistono liutai che si sentono più portati al restauro o al commercio ed è bene che si dedichino a queste attività, ma quando si pensa alla figura del liutaio non si può fare a meno di pensare ai leggendari liutai italiani del passato e alle magnifiche opere che sono uscite dalle loro mani.

Il problema è questo: come si può essere creativi in modo soddisfacente se siamo costretti a seguire la via angusta della tradizione?
La risposta è molto semplice: la tradizione liutaria italiana ha infinite sfaccettature per cui le possibilità di ricerca sono pressoche infinite, la probabilità che il filone si esaurisca è praticamente inesistente. E si consideri anche che pur aderendo ai principi della liuteria classica, il contributo personale produrrà strumenti inevitabilmente diversi da qualsiasi altro prodotto prima, perchè questa è la natura stessa del lavoro svolto usando le proprie mani.

Ricordo che all’inizio della mia carriera, finito il mio secondo violino, decisi di portarlo all’esame di un liutaio cremonese molto famoso ed affermato, il quale dopo averlo esaminato per qualche attimo disse: “Questo qua non è mica un violino, è fatto malissimo! il suono è appena un pò meglio di un violino di fabbrica.”
Ci rimasi piuttosto maluccio ma mi resi conto che il mio entusiasmo mi aveva portato in buona fede a sopravvalutare il mio “lavoro” e mi dovetti scontrare con la dura realtà: avevo tutto da imparare e chissà se ci sarei riuscito.

A distanza di più di 20 anni lo stesso liutaio di allora, esaminando uno dei miei ultimi strumenti mi ha detto: “Hai uno stile diverso dal mio.” E lo disse senza alcuna enfasi, quasi con lo stesso tono con cui anni prima con cui mortificò (giustamente), il mio secondo violino. Però non ci posso fare niente, vivendo a così grande distanza da Cremona, il mio stile non può che essere diverso da quello del maestro e questa dopotutto è la mia identità, che piaccia o meno.

A mia parziale discolpa posso dire che lo stile cremonese moderno è tutt’altro che simile a quello antico, per cui la scelta di non seguirlo ed uniformarmi ad esso è stata una mia scelta consapevole. Per me l’importante è seguire la natura degli strumenti antichi e capirne il funzionamento, la questione dello stile è un qualcosa che ho affrontato sempre senza troppi patemi d’animo, anche se non prescindo da alcuni parametri fondamentali della liuteria classica come la tipologia delle bombature, il disegno della forma, la lavorazione dei bordi e della sguscia, il tipo di vernice ecc ecc.

Fondamentalismo o Rigore? Quando si applicano i principi in modo passivo abbandonando ogni spirito di ricerca, certamente si può parlare di Fondamentalismo nel suo aspetto più deteriore. Quel che vale è il rigore del ricercatore che non deve mai abbandonare il liutaio, perchè in questo caso si mette in gioco la capacità di mettersi in discussione e di non adagiarsi sui risultati

Claudio Rampini

FESTIVAL MUSICA IN ETRURIA 2008

25 aprile 2008

Da martedì 29 aprile fino a sabato 3 maggio riprende per il sesto anno il festival Musica in Etruria, dedicato alla memoria di un grande amico e sostenitore della Scuola che, per quasi tre lustri, è stato nostro Presidente: Vittorio E. Rimbotti. Con il fondamentale apporto della Comunità Montana del Cetona, il Comune di Sarteano -grazie all’attivismo di tutta la giunta Comunale a partire dal Sindaco, Roberto Burani, ma non si può non ricordare l’Assessore alla Cultura, Sergio Bologni, – fin dal 2003 ha creduto all’importanza del legame culturale con la Scuola di Fiesole. Il felice esito delle prime cinque edizioni ha fatto sì che la presenza dei gruppi da camera dell’Orchestra Giovanile Italiana continui a allargarsi a tutto il territorio.
Un caloroso ringraziamento all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che sostiene l’attività dell’Orchestra Giovanile Italiana e ha reso possibile il restauro del Teatro Comunale degli Arrischianti di Sarteano, senza il quale non sarebbe stato pensabile il Festival Musica in Etruria.

Dove: Sarteano, Castiglioncello del Trinoro, Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, San Casciano dei Bagni. Quando: da martedì 29 aprile a sabato 3 maggio I Protagonisti: I gruppi da camera dell’Orchestra Giovanile Italiana.

Sarteano si trova in una delle più belle zone della Toscana tra la Valdichiana e l’incontaminata Val d’Orcia. Il paese è dominato dalla severa mole del Castello quattrocentesco, costruito sull’acropoli del paese, un tempo possesso dei conti Manenti e la cui prima attestazione documentaria risale al 1038, oggi circondato da un bel parco di lecci secolari. Il territorio conserva notevoli testimonianze di grotte preistoriche e necropoli etrusche. Fiore all’occhiello è una tomba detta “della Quadriga Infernale” rinvenuta nel 2003, affrescata con figure dai colori vivacissimi. La scoperta di Sarteano ha un carattere eccezionale anche per l’unicità delle scene rappresentate databili alla seconda metà del IV sec. a. C. Soprattutto è singolare la figura di demone che conduce su un carro una quadriga formata da due leoni e due grifoni, rivolto verso l’esterno della tomba, dopo aver lasciato il defunto al limite dell’Ade. Un demone con tali caratteristiche e raffigurato alla conduzione di una quadriga non si ritrova su nessuna raffigurazione parietale o ceramica. Si tratta probabilmente di una versione del tutto innovativa di Charun, il demone psicopompo dell’immaginario funerario etrusco. All’interno della tomba è stato rinvenuto anche un imponente sarcofago di alabastro grigio con il defunto disteso sul coperchio, sicuramente del proprietario della tomba. Il sarcofago, così come le ceramiche, ora in corso di restauro, confermano la cronologia agli ultimi decenni del IV – inizio del III sec. a. C. La tomba è aperta al pubblico ogni sabato su prenotazione. Il centro storico di Sarteano è ricco di veri gioielli architettonici fra cui il teatro settecentesco degli Arrischianti, protagonista di un recente restauro finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha restituito a questo gioiello lo splendore originale. Sarteano rappresenta anche un’attrattiva per gli amanti dei percorsi enogastronomici con la sua vasta scelta di prodotti locali di alta qualità tra cui spicca la produzione di olio extra vergine di oliva.

Il 29 aprile alle ore 18.00 a Castiglioncello del Trinoro nella bella Chiesa di Sant’Andrea si inaugura la rassegna con due formazioni quartettistiche che interpreteranno Quartetto op. 125 in Mi bemolle Maggiore op. 125 di Franz Schubert e il Quartetto k 458 in si bemolle maggiore di W.A. Mozart. Alle 21.00 a Cetona nella Ex Chiesa della Santissima Annunziata sarà sempre protagonista una composizione di Franz Schubert: il celeberrimo Quartetto Rosamunde in la minore e il Quartetto in Mi bemolle Maggiore op. 12 di Felix Mendelssohn Bartholdy.

Il 30 aprile alle ore 18.00 a Palazzo Ricci -sede dell’Accademia Europea di Musica e Arte di Montepulciano- si esibiranno un quartetto, che eseguirà l’opera 59 n. 1 in Fa Maggiore di Ludwig van Beethoven e un trio con pianoforte che si cimenterà con l’opera 67 in mi minore di Šostacovič. Alle 21.00 nella Cattedrale di San Secondiano a Chiusi verranno proposti il Quartetto con pianoforte in sol minore Kv 478 di Wolfgan Amadeus Mozart e quello per archi detto Rosamunda di Franz Schubert assieme al Concerto Brandeburghese n. 3 in Sol Maggiore di Johann Sebastian Bach.

Il 1° maggio alle 18.00 a S. Casciano dei Bagni nel Teatro dei Georgofili Accalorati sarà la volta di altre due quartetti il Kv 421 in re minore di Wolfgang Amadeus Mozart e l’opera 18 n. 6 in Si bemolle Maggiore di Ludwig van Beethoven. Alle 21 ma nel Teatro Comunale degli Arrischianti di Sarteano saranno protagonisti gli ensemble più ampi dell’Orchestra Giovanile Italiana alla cui direzione si alterneranno Guido Corti e Renato Rivolta con la Sonata Pian e Forte e la Sacra Sinfonia di Giovanni Gabrieli, la Passacaglia di Anton Webern il Giardino Zoofonico 13 di Matteo Malavasi e il Gran Sonetto op. 31 di Luis Spohr.

Il 2 maggio alle ore 18.00 nella Sala Fellini del Parco Acquasanta Terme di Chianciano gli ensemble si riducono numericamente per affrontare le Sonata a Quattro n. 1 e n. 3 di Gioachino Rossini, il Quartetto in Mi bemolle Maggiore op. 12 di Felix Mendelssohn Bartholdy, Lagsamersatz di Anton Webern e concludere con il Quintetto in Sol Maggiore per due violini due viole e un violoncello di Johannes Brahms, che vede la partecipazione straordinaria di uno dei docenti dell’Orchestra Giovanile Italiana: Antonello Farulli. Alle 21.00 a Sarteano al Teatro Comunale degli Arrischianti sarà la volta di due Quartetti di Franz Joseph Haydn, l’Imperatore e l’opera 77 n. 1 in Sol Maggiore; completerà la serata la Suite in Si bemolle Maggiore op. 4 di Richard Strauss che verrà diretta da Guido Corti.

Il 3 maggio il festival si conclude con due nuovi appuntamenti. Alle 18 a Sarteano –sempre nel teatro degli Arrischianti- verrà interpretato il Divertimento n. 10 in Fa Maggiore Kv 247 di Wolfgang Amadeus Mozart, Weg di Alessandro Solbiati diretto da Renato Rivolta e il Sestetto op. 81/b in Mi bemolle Maggiore di Ludwig van Beethoven. Alle 21 si chiude il Festival Musica in Etruria, sempre a Sarteano, con l’Adagio di Samuel Barber il Quintetto per pianoforte e archi in La Maggiore op. 5 di Antonín Dvořák, la Serenata op. 20 di Edward Elgar e il Sestetto per quintetto di fiati e pianoforte di Francis Poulenc.

Ingresso libero a tutti i concerti

per informazioni: Comune di Sarteano tel. 0578/269217 cultura@comune.sarteano.siena.it Scuola di Musica di Fiesole: 055/597851 oppure www.scuolamusica.fiesole.fi.it