
Per l’81 stagione IUC (Istituzione Universitaria dei Concerti), lo scorso sabato 25 ottobre, si è esibito presso l’Aula Magna Sapienza il pianista Fazil Say, queste le musiche in programma:
- Modest Petrovič Musorgskij Quadri di un’esposizione
- Fazil Say “À la carte”: selezione di brani
Ho già avuto occasione di ascoltare Fazil Say in concerto nel recente passato, e ne sono sempre rimasto colpito per la straordinaria energia e sicurezza che riusce ad animare le esecuzioni più difficili ed impegnative.
Fazil Say accenna un saluto al pubblico e senza por tempo in mezzo siede al pianoforte iniziando a suonare il primo dei “quadri” sonori dell’esposizione di Musorgskij, e lo fa in un modo che definirei travolgente, un’insolita energia che praticamente ti inchioda alla poltrona e non ti lascia pensare ad altro.

Ma quello di Fazil Say non è far voce grossa, perché il pubblico non lo conquisti con gli eccessi. Penso che Fazil Say semplicemente non abbia avuta la pretesa di conquistare nessuno, e questo credo che sia il “segreto” del suo potere di fascinazione: naturalezza e decisione, che la musica compia la magia.
Abituato alle esecuzioni sinfoniche dei Quadri di un’esposizione, mi sarei aspettato di rivedere dipinte le scene in una semplice trasposizione per piano, niente di più sbagliato: la musica richiamava certamente quella di Musorgskij, ma completamente trasfigurata, praticamente una nuova esecuzione, che a me ha restituito più l’impressione di una serie di variazioni su un tema. Cioè a dire una lunga teoria di meravigliosi esercizi di stile, che a mio parere tanto valore ha aggiunto all’opera originale, senza ombra di mortificazione. Non si tratta di una trascrizione, ma di una reinterpretazione di cui Fazil Say ne è l’autore.
C’è poi da precisare che Fazil Say si è esibito per l’intero concerto suonando a memoria, giacché non si vide ombra di spartito biancheggiare sui neri riflessi dello Steinway, e questo per me è stato sufficiente per lasciarmi trasportare dalla poesia della sua musica, perchè eseguire un brano a memoria compie ogni volta un miracolo di fascinazione a cui purtroppo non siamo più tanto abituati.

Della selezione dei vari brani “À la carte”, ho gradito molto quelli eseguiti “preparando” il pianoforte mediante l’uso della mano sinistra, producendo sonorità attutite che hanno richiamato alla mente le sonorità orientali di un Oud siriano che allegramente si confrontavano con quelle “aperte” prodotte dalla mano sinistra.
In conclusione posso solo dire di essere rimasto felicemente sorpreso non solo dall’energia straordinaria di questo grande pianista, ma pure dalla sua gestualità, che non ha mai dato l’impressione di esagerazione o artificiosità, forse è la prima volta che mi capita di assistere ad un pianista il cui gesto è veramente complementare alla sua musica, e non espressione di una forzata poesia.

Testo e fotografie di Claudio Rampini
