Il 29 Aprile all’Auditorium Conciliazione in Roma, in occasione del ciclo di concerti per i dieci anni dell’Orchestra Sinfonica di Roma, Anna Serova si è esibita nel “Der Schwanendreher” (il suonatore di Ghironda, anno 1935) di Paul Hindemith, diretta dal direttore messicano Jesus Medina. Ma prima di entrare nel merito dell’esecuzione, è doverosa una premessa: ero interessato a contattare Anna Serova in occasione dei suoi concerti con la viola “Stauffer” costruita da Antonio e Girolamo Amati nel 1615 per avere avere le sue impressioni, e quindi recensire il suo CD (http://www.klyomusic.com/1/cd_dvd_1928014.html) .
Ma come succede spesso, noi liutai rischiamo di mettere sempre in primo piano lo strumento rispetto al musicista e conscio di questo rischio, complice anche il fatto che in una registrazione non è possibile valutare la bontà di uno strumento, mi sono goduto il suo disco ed ho lasciato che si presentasse l’occasione giusta per ascoltarla dal vivo, se non la viola Amati, almeno Anna Serova.
Tuttavia Anna Serova mi ha gentilmente elargito delle sue impressioni sulla viola Amati, ricordo che le impressioni di prima mano di un musicista sono importantissime per un liutaio perché consentono di formare la cosiddetta “coscienza sonora” che serviranno poi a guidare la mano nella costruzione di nuovi strumenti. Ecco cosa mi ha riferito Anna Serova in un messaggio del mese di Settembre 2012:
“La viola Amati per me ha una particolarità, mi sembra di aver sempre suonato quello strumento, non so se è per le dimensioni comode o perché è semplicemente perfetto. Non mi è mai servito molto tempo per abituarmi alla viola prima delle registrazioni dei vari CD (ho usato la viola Amati per il cd del 2002, concerto ripreso dalla Sky Classica nel 2006 e per il cd del 2010).
A parte la bellezza incredibile dello strumento, la perfetta armonia di tutte le sue forme, la viola ti trasmette una particolare energia accumulata in tutta la sua storia e per me è una grande emozione di farne parte.
Il suono è talmente bello che vorresti non staccarti mai dallo strumento. Gli strumenti così sono in grado di insegnarti! Ho avuto questa fortuna di poter imparare tanto dalla viola Amati.”
Il suono è talmente bello che vorresti non staccarti mai dallo strumento. Gli strumenti così sono in grado di insegnarti! Ho avuto questa fortuna di poter imparare tanto dalla viola Amati.”
Fatta questa doverosa premessa, l’esecuzione di “Der Schwanendreher” diretta dal rigoroso Jesus Medina mi è apparsa più che convincente. Confesso di non conoscere bene questo pregiato brano che Hindemith compose nel 1935, periodo in cui la viola era da considerare un vero e proprio strumento del suo mestiere, per cui non posso fare confronti con altri musicisti, ma tenendo conto del fatto che si ispira a brani di musica popolare, credo che la difficoltà del violista in questo caso non sia limitata al puro solismo, bensì abbia il compito di intercettarne gli originari umori terreni. Anna Serova ha affrontato questo difficile concerto con una viola lunga 41.5, costruita da un autore contemporaneo di area cremonese, data la sua elevata statura, mi è sembrato che questa violista preferisca strumenti di dimensioni “umane” che le consentano agili passaggi di forza senza dover sforzare in modo eccessivo muscoli e tendini del braccio sinistro. L’orchestra pur essendo piccola come nel caso di “Der Schwanendreher”, risulta comunque temibile per la presenza degli ottoni, che rischiano di sopraffare non solo una viola, ma qualunque strumento solista.
Tuttavia l’abilità della composizione di Hindemith, unità a quella di Anna Serova e della sua viola, non sembrano avere avuto timori reverenziali. Mi preme dire che quando si ha personalità non si ha bisogno di mostrarla, la personalità se c’è si mostra da sé, ed Anna Serova a me è sembrata dotata di grande sicurezza, tant’è che già dalle prime note emesse dal suo strumento mi sono sentito subito di lasciarmi cullare. In particolare mi ha colpito il bel vibrato, veloce ed espressivo, discreto e mai eccessivo, forse animato da una certa sensualità. Sull’arco c’è poco da dire, non ho mai visto un musicista di uno qualunque dei paesi dell’Est con una brutta condotta del braccio destro, Anna Serova anche in questo caso non fa eccezione, il suo suono appare molto pulito e soprattutto non ama “schiacciare” il suono.
Insomma Anna Serova non sembra particolarmente colpita dall’ansia di farsi sentire fino agli ultimi posti del teatro, perché quel segreto sta appunto nel non violentare lo strumento, viola, violino o violoncello che sia. Purtroppo la tendenza moderna, oltre a quella di eseguire la musica secondo una certa “qualità CD”, quindi rigida e priva di calore, è quella di percuotere lo strumento, “uccidendo” così le ultime possibilità degli armonici di poter raggiungere le orecchie dell’inclito pubblico.
Anna Serova si muove bene, vedi le sue gambe flettersi leggermente per meglio accompagnare l’arco nei momenti più espressivi, il suo viso accompagna il gesto del direttore senza esserne succube, in questo caso si può ben dire che non è solo la viola che suona, ma un corpo ed un cuore, il suo suono ci restituisce emozioni delicate che vanno sapute anche cogliere, qui non siamo alla ricerca di effetti speciali.
Signori, la musica è questa!
Claudio Rampini
29 Aprile 2013